L’ultima legge di bilancio 2022 ha deciso di imprimere un’accelerazione alle politiche di sostegno dell’occupazione femminile prevedendo una serie di misure a partire dalla decontribuzione per le lavoratrici madri in rientro dal congedo obbligatorio di maternità.
Si tratta di una misura che intende incoraggiare l’occupazione femminile e la genitorialità nell’ambito di un generale progetto di rilancio delle politiche per la parità di genere. Come noto infatti la pandemia ha colpito il genere femminile più di quello maschile anche nell’ambito lavorativo ed economico, con l’effetto di una pesante contrazione della partecipazione delle donne al lavoro in Italia che ha aggravato uno squilibrio già denunciato da decenni.
Alla fine del 2021 il tasso di occupazione femminile tra i 15 e i 64 anni è appena al 50,5% contro il 67,6% di quello maschile. Significa che una donna su due non lavora in Italia, contro gli oltre due terzi di uomini al lavoro sul totale della popolazione maschile. Un dato allarmante che incorpora già un leggero recupero per il mondo lavorativo femminile, ma che rimane lontano da livelli soddisfacenti, come indicato dallo stesso governo all’insediamento.
La Legge di Bilancio 2022 ha perciò previsto misure specifiche di sostegno al lavoro delle donne nel solco di una strategia già indicata da Mario Draghi da anni per contrastare una debolezza strutturale del nostro sistema.
Decontribuzione lavoratrici madri: i dettagli
In particolare quindi è prevista per le lavoratrici madri del settore privato un taglio del 50% ai contributi previdenziali da versare al rientro sul posto di lavoro. Si tratta di una misura che – ed è una novità – fornisce un aiuto diretto in busta paga alle lavoratrici in quanto si traduce in un dimezzamento dell’aliquota del 9,19% della retribuzione lorda imponibile a loro carico (in alcuni settori e casi l’aliquota sale fino al 9,49% e con essa lo sconto). Per il datore di lavoro la misura non porta svantaggi in quanto la sua aliquota di competenza resta invariata; ma sulla busta paga della madre, il discorso cambia.
Sono circa 190 mila le madri che nel 2022 dovrebbero uscire dalla maternità obbligatoria e questa misura quindi serve un’ampia platea di lavoratrici che saranno incentivate a tornare al loro impiego. Le misure del passato infatti in molti casi avevano scoraggiato il ritorno delle lavoratrici sul posto di lavoro. Per esempio la Naspi per le mamme dimissionarie del settore privato tra i 500 giorni prima del parto ed entro un anno di vita del bambino.
Non si tratta però dell’unico intervento della legge di Bilancio a favore delle donne
Accanto alla decontribuzione altre misure per le donne
Il governo ha infatti cercato di avviare una strategia più organica di contrasto del gender gap e a sostegno delle donne.
Nel 2022 il Fondo per il sostegno alla parità salariale di genere è stato portato da 2 a 52 milioni di euro. Il suo obiettivo è anche quello di promuovere procedure che incentivino le imprese ad assicurare la parità di genere, come una certificazione della parità di genere che offra benefici contributivi al datore di lavoro.
Varato anche un Piano strategico nazionale per la parità di genere allineato agli obiettivi della Strategia europea per la parità di genere 2020-2025. Dovrà individuare buone pratiche contro gli stereotipi e colmare il divario di genere nel mondo del lavoro dal punto di vista retributivo, pensionistico e nel processo decisionale.
Istituiti infine anche una Cabina di regia interistituzionale e un Osservatorio nazionale per l’integrazione delle politiche per la parità di genere, con funzioni di monitoraggio, analisi, proposta