Lavori stagionali: in agricoltura migliaia di posti a rischio

La Romagna necessità di urgenti aiuti per il comparto agricolo, che ha subito dei danni a seguito delle gelate straordinarie di marzo e aprile. Il consigliere della Lega Andrea Liverani li chiede alla giunta regionale.

Egli infatti denuncia “l’azzeramento della produzione di pesche, albicocche, susine e nettarine delle province romagnole con un danno stimato di 100 milioni di euro per la sola provincia di Ravenna e di 250 milioni di euro su tutto il territorio romagnolo”.

Le parole del consigliere

Il consigliere Liverani ci tiene a sottolineare che la situazione occupazionale volge in grave perdita. Egli infatti afferma che: “nonostante la richiesta già presentata dalla Lega, la giunta non ha ancora riconosciuto lo stato di calamità per il settore agricolo, mentre la situazione occupazionale si aggrava in modo preoccupante. Il settore post-raccolta della frutta nella sola provincia di Ravenna, secondo le stime di Consorzi e Associazioni di Categoria, prevede che saranno mille gli stagionali in meno assunti”

Anche le cifre sembrano non essere per nulla rassicuranti: “La cifra dovrebbe salire a 2500 persone che nella intera stagione agricola non saranno assunte in tutto il territorio romagnolo nel solo settore post raccolta. Una cifra che comunque non tiene conto di tutti gli addetti che fisicamente lavorano alla raccolta nei campi e che rende ancora più necessario un aiuto economico di supporto da parte della Regione e del Governo”

Continua dicendo: “Il comparto frutticolo romagnolo è un’eccellenza nostrana conosciuta in tutto il mondo e rischia di vedere diminuita la propria capacità produttiva se no, addirittura, il rischio di chiusura dell’attività. Di questi aiuti il comparto agricolo ha urgente bisogno, non di provvedimenti di sanatoria di chi lavora clandestinamente nei campi”.

Cosa ne pensa il consigliere Carroccio

Il consigliere del Carroccio, conclude dicendo: Il rischio è che i grandi gruppi di acquisto, vista la drammatica situazione, si rivolgano ora sui mercati esteri per far fronte alla domanda e, considerano l’abituale operatività degli accordi commerciali su più anni, possano rappresentare un ulteriore pericolo per le prossime produzioni romagnole”.